lunedì 5 dicembre 2016

tun quoque brute, fili mi

TU QUOQUE, BRUTE, FILI MI    anche tu, Bruto, figlio mio. È la frase pronunciata da G. Cesare alle Idi del 44 a. C. quando si accorse che tra i congiurati che lo pugnalarono a morte, era presente anche Bruto, figlio di Servilia, sua amante. Oggi si usa soprattutto in forma abbreviata tu quoque per esprimere un’addoorata sorpresa verso chi abbiamo beneficiato e ci ripaga con l’ingratitudine. 

Nessun commento:

Posta un commento